Michele Licciardi è un cantante siciliano, da anni ormai a Bologna. Dopo l’esordio nel 2019 con Non sono un cantautore alternativo, è chitarrista dei Lapara e ora torna da solista con Un metodo, che anticipa l’EP di prossima uscita. Una canzone che vuole rendere il più possibile tangibile il senso di impotenza di fronte alla vastità del mondo e della natura, che crediamo continuamente di dominare, ma dalla quale veniamo costantemente attraversati e governati.

Insieme al suo singolo, è lo stesso Licciardi a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Un metodo:

Niccolò FabiFilosofia agricola
Una tristezza che lascia spazio alla speranza di “giorni limpidi” nella promessa di una totale ricongiunzione con l’universo e la terra che ci ospita che “comunque è l’ultima a decidere”.

Nick DrakeHangin’ on a Star
Un grido disperato, una richiesta finale d’aiuto. Nick ci lascia una sorta di testamento, sussurrando le parole “perché mi lasci penzolare da una stella se mi consideri così alto?”. Lanciando un messaggio ai discografici dei suoi tempi che non riuscirono mai a comprenderlo del tutto e che al contempo lo elogiavano per il talento evidente.

Damien RiceAccidental Babies
La fine di una relazione raccontata nel modo più struggente possibile. La scrittura sincera e limpida di questo brano non lascia spazio a interpretazioni e descrive lo smarrimento totale di un uomo che perdendo l’amore ha perso tutto

Dire StraitsBrothers in Arms
Credo che nessuno sia mai riuscito a raccontare la spietatezza della guerra meglio di Mark Knopfler, che in questo brano narra i rapporti di fratellanza che resistono anche davanti al fuoco e la rabbia di una guerra stupida.

Skip JamesHard Times Killing Floor Blues
I tempi duri” del delta Blues, impregnati di razzismo e prevaricazione sociale sono il perno sul quale si regge questo canto solitario che sembra portare con sé un qualcosa di demoniaco, nella voce rotta e squillante di Skip James e nei suoi fraseggi di chitarra che rappresentano alla perfezione il concetto di devil’s note. In poche parole: il blues all’ennesima potenza.

Donovan WoodsPortland, Maine
In questa canzone Donovan Woods racconta la fine di un amore dovuta alla distanza. Con una voce sussurrata e flebile, Woods che è un omaccione con barbona e cappellino, mette a nudo tutta la sua fragilità.

Chris StapletonWhiskey and You
Questa è una canzone per cowboy. Stapleton descrive la dipendenza da alcool come l’ostacolo più difficile da superare in una storia d’amore. La voce ancora impastata di whiskey e sigarette conferisce al brano una malinconia tale da farci sognare le praterie del Tennessee. La frase “Questa è la differenza tra il whiskey e te” che si ripete nei ritornelli, lascia spazio alla speranza di giorni migliori.

Ben HowardEnd of the Affair
“La fine del dopo, il peso di una guerra, la gentilezza è andata a letto”, basterebbe questo trittico di frasi per concludere ogni interpretazione possibile su una delle canzoni più struggenti di sempre. Qui Howard, raggiunge livelli di oscurità mai più sfiorati. L’urlo finale testimonia tutto lo sconforto di un uomo che è definitivamente caduto nell’oblio.

RodriguezCause
Probabilmente l’incipit più devastante di sempre: “Perché ho perso il mio lavoro due settimane prima di Natale”. Sixto Rodriguez, in questa meravigliosa canzone racconta il viaggio del Working Class Hero verso la meta di una vita serena. Lui che venne scoperto solo negli anni ’90, già a metà degli anni ’70 aveva scritto due dischi meravigliosi e aveva rinunciato alla carriera musicale per tornare a lavorare in fabbrica. In questa canzone si può sentire tutto il dolore di un uomo semplice, che combatte giorno per giorno, tra turni di lavoro devastanti, alcool, droghe e i sobborghi malfamati di Detroit.

Francesco De GregoriBene
Il Principe scrisse questa canzone a soli 23 anni. È una sorta di quadro espressionistico nel quale si dipanano figure oscure, come “la madre che sta sempre dietro i muri e non si trova mai” e le “navi di Pierino che sono andate via”. Impossibile cercare e trovare un senso generale alla canzone ma ciò che si percepisce da frasi come “ricordi che giocavo coi tuoi occhi e ti chiamavo mia” è un profondo senso di smarrimento e disperazione.

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