Linda Collins è una band che si muove tra suggestioni post-rock, rimandi trip-hop ed elettronica mitteleuropea, e ha appena pubblicato il secondo album, Choices. Un lavoro assai intenso e introspettivo, poliedrico e complesso negli arrangiamenti, in qualche modo più intimista del precedente, ma allo stesso tempo più potente nella sua tensione creativa. Ne abbiamo parlato con loro.
QUANTO VI SENTITE HYPFI? CIOÈ, FATE MUSICA TRISTE MA SIETE PERSONE FELICI?
Al 100%. Siamo fortunati.
QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL VOSTRO ALBUM, CHOICES, E PERCHÉ?
Black Roses. Descrive un momento in cui si rimane soli, insieme al giudizio altrui.
E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
A Promise. È una speranza, una promessa, a se stessi prima di tutto.
IN CHE MODO LA VOSTRA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Tutte le volte in cui chi l’ascolta, anche solo per un momento, si ritrova nei suoni o nelle parole. È un modo per fare a metà del percorso, delle parole, di un pezzo della propria vita. Riconoscersi e riconoscere.
QUALI SONO LE VOSTRE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Consequence dei The Notwist, Hallelujah di Jeff Buckley e Walking in My Shoes dei Depeche Mode (ce ne sarebbero centinaia).
Ecco Choices:
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