Epoca22 è una band new wave italiana, il cui cantautorato urbano unisce cura per il testo e per la musicalità della parola a corpose linee di chitarra, beat riverberati e riff di basso, reminiscenze della darkwave britannica di fine anni 70. Con il singolo Notturno racconta un paesaggio lunare, un bosco dalle cui fronde diafane spirano luci cerulee, un locus amoenus che richiama gli scorci delle poesie di Saffo e la lirica di D’Annunzio.

Insieme al loro singolo, sono gli stessi Epoca22 a consigliarci 10 canzoni (2 a testa) che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Notturno:

Sebastiano (batterista):

The BeatlesYesterday
Se la ascolti piangi, o almeno ci vai vicino, altrimenti credo che tu abbia dei problemi con le emozioni e la loro gestione. Una canzone che ascolto fin da quando ero un bambino e che ancora oggi riesce a toccarmi particolarmente. Sarà la chitarra, sarà il testo, la voce di Paul, un mix di elementi che arrivano li, al cuore.

Fabrizio de AndréLa canzone dell’amore perduto
Patrimonio della musica cantautorale italiana, canzone gigantesca sotto ogni punto di vista. Non riesco nemmeno a descriverla, basta ascoltare il “Ricordi” di intro scandito tra gli arpeggi di chitarra a gettarmi in un altro stato d’animo.

Mario (chitarrista):

Cigarettes After SexCry
I Cigarettes After Sex sono la band che mi accompagna nei momenti più malinconici. Nonostante il brano (e l’album) non abbia goduto degli onori della critica, riesce sempre a trascinarmi nel suo vortice di toni chiaro-scuri, di suoni morbidi e minimali ed al richiamo delle sue ambientazioni notturne. Mi porta alla mente l’immagine di un pianto soffocato sotto la pioggia per le strade di una città illuminata dai semafori.

Beach HouseSpace Song
Questo brano così sognante riesce veramente a cullarmi. Nella sua raffinata e malinconica melodia mi ricorda che dopo ogni tramonto viene sempre l’alba, che c’è sempre la luce in fondo al tunnel e che non tutti i mali vengono per nuocere. E che tutto può andare bene se riesci a trovare il tuo spazio sia esso fisico o metaforico

Dennis (bassista):

KeaneA Bad Dream
Una canzone che rappresenta al meglio la mia adolescenza e i momenti in cui avevo voglia di fermarmi e stare un po’ nel mio angolo di vita. Con le gioie e le sofferenze di un adolescente non capito.

Il secondo pezzo è per me forse quello più importante. È una nostra canzone, non ancora uscita, si potrà forse ascoltare l’anno prossimo sulle piattaforme. Si chiama Il Tuo Rumore (ancora c’è). È una canzone scritta coralmente e racconta la storia dei miei ultimi anni e della malattia di mio padre. Non vedo l’ora di raccontarla anche a tutti voi.

Gianluca (chitarrista e cantante):

OasisLet’s All Make Believe
Gemma preziosa e brano atipico della discografia degli Oasis. Una canzone “dimenticata” dai più (era la b-side del singolo Go Let It Out) e uno tanti tanti “perché?” senza risposta nelle scelte delle track list da parte dei fratelli di Manchester. È una richiesta d’aiuto da parte di un Noel Gallagher (“Is anyone here prepared to say/ just what they mean or is it too late?”) introspettivo come mai prima (e dopo) di allora. Non c’è il classico “ritornellone” banger a là Oasis e la canzone si sviluppa con l’andamento di una preghiera laica. Let’s All Make Believe è una canzone onesta e intima; uno spiraglio che lasciò intravedere un stile di cantautorato “diverso” da quello che ci ha abituato Noel Gallagher.

John LennonMother
Non credo servano spiegazioni. Ascoltatela; se non capite tutto il testo, andate a leggerlo. “Mother, you had me, but I never had you”.

Altre due:

RadioheadBullet Proof
Brano sospeso tra l’arpeggio lunare di Johnny Greenwood e la voce di Thom Yorke. Un lamento interiore – “vorrei essere antiproiettile” – che potrebbe volare nello spazio, ma che, come un palloncino, rimane attaccato a terra solo grazie al peso di basso, chitarra acustica e batteria.

Perfume GardenThe Chameleons
Uno degli “inni” della band new wave più sottovalutata di sempre. Autentico capolavoro di prosodia, Perfume Garden è il canto dell’innocenza che sembra sgorgare dal bambino che è dentro ognuno di noi. Poi, vabbè, quelle linee di chitarra…

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