Contrapangeia è il quinto album della discografia solista del cantante, cantautore e produttore brasiliano Gui Amabis. Un disco dall’accento acustico che racconta lo sbandamento, le incomprensioni e il processo decisionale. “Un’osservazione di eventi e sentimenti personali e sociali. Una riflessione su ciò che stava accadendo nel mondo, ognuno nel suo piccolo quadro pandemico”, dice l’autore, e ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Penso di esprimermi attraverso una tavolozza di emozioni tristi, ed è la cosa che più mi ispira in un certo senso. Nella vita penso di avere i miei momenti, ma mi considero una persona leggera, dal buon carattere e allegra. La penso così, che siamo pieni di contraddizioni e sfumature, e che la vita sia misteriosa.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, CONTRAPANGEIA, E PERCHÉ?
Per me è la prima, Certeira Avenida. La canzone è stata scritta dopo una carneficina avvenuta a Rio, precisamente a Jacarezinho, nel 2021. “The water that goes down the hill with mud and voices is red”. Davvero un’immagine triste.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
L’ultima, Nesse meio tempo. Parla dello spazio che dobbiamo creare in mezzo alla follia per provare gioia e felicità. “Ïn the meantime lets be happy and sing, every feeling carries in its right, to enjoy “. Parla dell’essere felici in un mondo che non ha un senso.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Forse rende le persone tristi e quando finisce il disco la vita sembra un po’ più leggera.

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Day is Done di Nick Drake, Blue in Green di Bill Evans e Miles Davis e Sinal Fechado di Paulinho da Viola. Questi pezzi raccontano, a mio avviso, un messaggio completo, fanno quello che devono facendotelo comprendere benissimo, sono perfetti.

Ecco Contrapangeia:

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