Milano 84 è un pop concept che shakera synth e parole come si faceva negli anni ottanta, tra wave e italo-style, ma con un sound contemporaneo, formato da Fabio Di Ranno e Fabio Fraschini. Il loro nuovo singolo è Summer on a Solitary Beach, che riprende e lancia nella calda estate del 2024 un classico di Franco Battiato del 1981, con il featuring di Johnson Righeira.

Insieme al loro singolo, sono gli stessi Milano 84 a consigliarci 10 canzoni (5 a testa) che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Summer on a Solitary Beach:

FABIO DI RANNO:

BaustelleLa canzone del riformatorio
Tra 60s e 80s, questa canzone è cinema. Un urlo liberatorio felice e triste, inno da adolescenti (e post) controversi. Contenuta nel primo album dei Baustelle (comprato a scatola chiusa solo perché mi aveva colpito la copertina) ancora adesso se l’ascolto torno ragazzino e sulla coda strumentale ballo.

Enrico RuggeriPolvere
Il rilancio del Rrouge dopo la fine isterica dei Decibel. Questa canzone me la porto appresso da sempre, trovo che in qualche modo abbia contribuito alla mia formazione al pari di certi film o certi libri. Ruggeri maestro di vita. Mi è mancato il coraggio di dirglielo quando l’ho conosciuto, lo dico adesso.

Sébastien TellierLa Dolce Vita
È dolce e aspra, questa canzone di Sébastien Tellier, cantautore francese che con la sua produzione musicale incarna eleganza compositiva e una grande capacità di evocare atmosfere al contempo malinconiche e raggianti. Niente di simile in Italia, purtroppo.

TanguiAmour combat (non disponibile su Spotify)
E restiamo in Francia con questa song del 1987, campionessa mondiale di synthpop d’adolescenza innamorata ed epica. Di Tangui si sono perse le tracce, ma questo è un pezzo ancora oggi potente nella strofa e struggente nel chorus.

Depeche ModeLilian
Pezzo minore dei DM, contenuto in uno dei loro album più sottovalutati, Playing The Angel. La cosa curiosa è che piace anche a chi di solito non ama i Depeche (e non è il mio caso). La storia di un cuore fatto a brandelli, una melodia lieve e tagliente.

FABIO FRASCHINI:

Whitney HoustonGreatest Love of All
Non so quanto venga percepita come una canzone triste ma per me lo è visto che mi suscita una commozione incontrollabile. La performance vocale è sublime, la scrittura struggente e anche il testo nasconde una profonda disillusione nei confronti dell’essere umano. L’amore lo si può trovare solo dentro se stessi o nella speranza che le future generazioni siano educate sentimentalmente meglio di noi.

Stanley MyersCavatina
Dal film Il cacciatore. Un tema di chitarra classica di rara bellezza capace di immergerci in una disperata malinconia. L’ingresso degli archi a sostegno mi dà i brividi, anche ascoltato decine di volte continua a scuotermi l’anima. Toccante.

GoldfrappAnabel
Una canzone delicata, un arpeggio di chitarra solitario e la voce sussurrata di Alison Goldfrapp a raccontarci la storia di Anabel una ragazzina che si sente uomo ispirata dall’omonimo romanzo di Kathleen Winter. Due strofe e due ritornelli emozionanti che poi lasciano spazio a un crescendo finale di soli vocalizzi; qui si raggiunge il climax con il contrappunto degli archi e la tensione che sale per poi ritornare da dove eravamo partiti. Un capolavoro assoluto.

MarillionSeasons End
Dati per finiti dopo la dipartita di Fish danno alle stampe uno degli album più belli della loro lunga carriera e la title track ne è una delle vette più alte. Steve Hogarth ci regala un’interpretazione di un’intensità sconvolgente, la sua voce mi fa vibrare a ogni ascolto, il suo trasporto nel fotografare la Terra malata e distrutta dall’impronta dell’uomo mi colpiscono nell’intimo.

Giovanni Battista PergolesiDuetto: Stabat Mater Dolorosa dallo Stabat mater
Dal maestro del barocco italiano una composizione che ci mette in contatto diretto con il mistero della morte. Un pezzo trascendente in grado di sollevarci verso la dimensione ultraterrena. Il dialogo tra contralto e soprano mi suscita allo stesso tempo gioia e commozione. La gioa nel poter godere di un’Arte così sublime e il turbamento nell’immaginare la propria anima abbandonare il corpo.

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *