Bipolar è il progetto musicale di Matteo Guccini, classe 1997, nato e cresciuto nell’isola di La Maddalena. La sua è una penna intima e trasparente, attraverso cui esprime esperienze personali e storie di vita vera, quasi come fosse un diario di bordo, come nel nuovo album Sorridi che ci guardano, con cui ci invita a non arrenderci mai, con un mantra che spera di trasformare un sorriso forzato in uno spontaneo, convertendo le esperienze negative in opportunità di crescita personale. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOÈ, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Diciamo che mi piace scrivere “musica da sollievo” cioè le canzoni perfette da ascoltare post pianto, dove stai ancora male ma sai che passerà.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, SORRIDI CHE CI GUARDANO, E PERCHÉ?
Milano ti mangia, La Maddalena pure è sicuramente la mia canzone più triste. Ho voluto pubblicare la demo live appositamente perché volevo che emergesse quel tratto naturale e spontaneo che solo una demo può avere. Racconto di me, dalla periferia alle grandi città, vivendo una vita caotica e piena di sacrifici solo per la musica.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Alcune mie canzoni possono avere sonorità più felici ma i testi sono tutti tristissimi, quindi non c’è una canzone più felice, sono tutte in maschera.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Rendere felice è una roba troppa grande, mi basta far compagnia e diventare quella canzone che poi non ascolti più perché ti ricorda dei giorni in cui sei stato male.

QUALI sono le tue tre canzoni tristi preferite di sempre?
Letto grande, Qcde e Come l’Italia e l’America, sono proprio canzoni da toccare il fondo e non salire più.

Ecco Sorridi che ci guardano:

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