Francesca Bono, già fondatrice degli Ofeliadorme, torna da solista con Velvet Flickering Heart, in cui tutto ruota intorno ad un crescendo strumentale pregno di drammaticità, cui si aggiungono gradualmente campionamenti e loop sintetici, traducendosi in un’atmosfera al limite del sogno. “Do what you wish, in time. Do what you wish, it’s time. Velvet Heart” echeggia come un’invocazione, una preghiera catartica, un’accorata implorazione. Il tempo è il presente da cogliere, vivere e realizzare qui ed ora. Il passato è un frutto proibito, ormai irraggiungibile.
Insieme al suo singolo, è la stessa Francesca Bono a consigliarci 10 canzoni che con la loro malinconia possano renderci felici, perfette da ascoltare subito dopo Velvet Flickering Heart:
“Questa lista è compilata, come direbbero gli inglesi, “on the spur of the moment”. Se domani dovessi stilarne un’altra, sceglierei canzoni differenti. Ed è giusto così, perché la musica mi parla ogni giorno in modi diversi e di brani malinconici che adoro ce ne sono a centinaia”.
Dirty Three – Great Waves
Tutto l’album è magnifico e la voce che sentite qui…è inconfondibile. Vediamo se la riconoscete.
Astrid Sonne – Say You Love Me
Ho scoperto questa artista in tempi recenti. Mi piace molto come costruisce le canzoni, l’uso parsimonioso che fa degli strumenti, e lo stile di scrittura.
James Jonathan Clancy – Fortunate
È uno dei miei brani preferiti dal primo disco solista di Jon, e sono così felice di aver potuto dare un piccolissimo apporto.
Miles Cooper Seaton e C+C=Maxigross – Rodeo
Mi ricollego al brano di prima, perché ho sentito questo disco solo pochi giorni fa, proprio su suggerimento di Jonathan Clancy. Questo brano mi ha conquistata fin dall’intro.
The Messthetics e James Brandon Lewis – Boatly
Sezione ritmica dei Fugazi, chitarra di Anthony Pirog, con il jazzista Lewis. A marriage made in heaven.
HTRK – Kiss Kiss and Rhinestones
Sono una grande fan di questa band australiana. Ammiro il senso di misura e di spazialità che danno sempre alle loro canzoni, il modo delicato in cui riescono a integrare l’elettronica con strumenti acustici, e i testi sempre al limite dell’ironia di Jonnine Standish.
Keeley Forsyth – Start Again
Da quando ha esordito come musicista, trovo che Forsyth sia una delle proposte musicali più intense degli ultimi anni. È pure mia coetanea, più o meno, e la stimo molto. Qualcuno la porti a suonare a Bologna, per piacere.
Ellen Arkbro & Johan Graden – Postcard Greetings
Qualunque cosa produca questa artista, che sia musica strumentale (che è quella con cui l’ho conosciuta grazie al suggerimento di un musicista: Filippo Dionisi) o che preveda l’uso della voce, bellissima, come in questo caso, mi trasporta sempre in una dimensione altra in cui navigherei per ore.
Tricky e Anika – Lonely Dancer
Due nomi che seguo da anni. Insieme sono devastanti. Questo brano è quanto di più malinconico e dolce si possa immaginare e creare con pochissimi strumenti e una produzione illuminata.
Songs: Ohia – Coxcomb Red
Questo, per me, è uno dei 5 dischi più ”moody” dell’universo. Non c’è un brano da skippare, e mi piace moltissimo che sostanzialmente le canzoni girino sempre sugli stessi raccordi. Jason Molina aveva un talento straordinario, e il testo di questo brano è da pelle d’oca.
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