Abbiamo conosciuto Francesco Lettieri con Diventare, ora ritroviamo il cantante e pianista napoletano con Controfigura, il suo secondo album, un lavoro in cui punta le luci della sua visione poetica verso una dimensione più intima, cercando di illuminare gli angoli nascosti dell’inconscio nel tentativo di indagare il concetto di identità e allo stesso tempo fare pace con le sue paure più profonde. Ne abbiamo parlato con lui.

QUANTO TI SENTI HYPFI? CIOE, FAI MUSICA TRISTE MA SEI UNA PERSONA FELICE?
Ho smesso da tantissimo tempo di considerare la tristezza come l’opposto della felicità. La mia opinione è questa: la tristezza è un’emozione, una tra le tantissime, la felicità un’attitudine, una scelta. Si può essere felici anche quando si prova una profonda tristezza. In quest’ottica sì, mi considero una persona molto felice.

QUAL È LA CANZONE PIÙ TRISTE DEL TUO ALBUM, CONTROFIGURA, E PERCHÉ?
Bella gara! Dipende forse dal periodo in cui le si ascolta. In questo periodo, per me, L’inizio della storia, sicuramente. È una canzone in cui parlo di un momento preciso della mia giornata, delle sette del mattino, che hanno da sempre il potere di imprimermi una potente nostalgia e malinconia, forse perché mi ricordano i tempi dell’infanzia in cui andavo a scuola. O anche perché è un momento in cui si ha l’illusione, per pochissimi secondi, appena aperti gli occhi, di essere all’inizio, che tutto sia possibile. Poi ci si ricorda della realtà, di chi si è, del passato. Ho cercato di restituire quest’atmosfera mattutina nella composizione della canzone.

E QUAL È INVECE LA CANZONE PIÙ FELICE DELL’ALBUM?
Sicuramente Mi muovo dentro, che nasce come uno sfogo, come un manifesto della frenetica attività che mi porto dentro e che può, in alcuni casi, essere mascherata dai miei atteggiamenti pacati.

IN CHE MODO LA TUA MUSICA POTREBBE RENDERE FELICE CHI L’ASCOLTA?
Credo che nella mia musica, in quest’ultimo disco in particolare, ci siano tante cose in cui immedesimarsi, tante riflessioni intime che qualche volta tentiamo di nascondere a noi stessi e che appartengono a tutti. Tante paure, tante domande che credo di non essere il solo ad indagare. In questa prospettiva spero che, per la spontaneità e verità della sua ispirazione, l’ascolto di Controfigura possa rivelarsi catartico, liberatorio, possa aiutare a scoprire una “leggerezza” consapevole, in cui per leggerezza è da intendersi quella di cui parla Calvino, quella che ci libera dai macigni sul cuore, e non quella che fa finta che non ci siano (la superficialità).

QUALI SONO LE TUE TRE CANZONI TRISTI PREFERITE DI SEMPRE?
Henna di Lucio Dalla, Replay di Samuele Bersani, Mi persi di Daniele Silvestri.

Ecco Controfigura:

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